Dove ha inizio l'illusione...

Da qualche tempo va diffondendosi la bizzarra teoria secondo la quale la Terra non sarebbe uno sferoide in rotazione su se stesso ed orbitante attorno al sole, bensì un disco piatto ed immobile, coperto da una cupola di materiale ignoto. Il centro di questo disco sarebbe occupato dall'artico, mentre l'antartico rappresenterebbe uno smisurato anello di ghiaccio che ha la funzione di contenere le acque degli oceani.

Coloro che credono in questa teoria, i flat-earthers, sostengono che l'intera popolazione mondiale sia da sempre indottrinata da una elìte imperante che ci manipola attraverso le scuole, i mass media e, in special modo, la NASA che avrebbe il ruolo chiave di produrre finte missioni spaziali e finte immagini dello spazio. La Terra sferica sarebbe un inganno propinatoci fin da piccoli per non consentirci di conoscere la verità. Per corroborare il loro credo e per fare proseliti, da qualche tempo i flat-earthers stanno inondando internet di materiale multimediale che proverebbe, secondo quanto sostengono, la Terra piatta. Nonostante queste presunte prove siano campate in aria, riescono comunque a confondere ed a fare presa su molte persone che, per le ragioni più disparate, non sono equipaggiate con sufficienti conoscienze logico-matematiche utili a smascherare la truffa.

Sono convinto che nel movimento dei flat-earthers ci siano molte persone genuinamente convinte che la Terra sia piatta, ma risulta abbastanza evindente che a capo di questa faccenda ci sia qualcuno che ci sta lucrando.

NOVITA'!: Finalmente, un po' di restyling del blog! Adesso potrete accedere agli articoli pubblicati, attraverso la home page, semplicemente cliccando sulla icona relativa

domenica 17 novembre 2019

American Moon- Le Fasce di Van Allen


Continuiamo con l'analisi del documentario AMERICAN MOON di Massimo Mazzucco.
Purtroppo ultimamente ho avuto poco tempo da dedicare al blog, ma vi assicuro che gli articoli continueranno ad uscire, anche se con cadenza un po' dilatata.

Negli articoli precedenti, abbiamo affronato i tentativi un po' sconclusionati di refutare le evidenze a supporto degli allunaggi americani prodotte da vari debunker.

Oggi partiamo ad analizzare quelle che lo stesso Mazzucco definisce come PROVE CONTRO GLI ALLUNAGGI.


In diversi mi avete chiesto di continuare con l'analisi del documentario invece di passare alle domande pubblicate su LUOGO COMUNE.
Effettivamente, nel video ci sono molti più ragionamenti ed insinuazioni da chiarire di cui le domande  non sono altro che l'estrema sintesi. Quindi, esaminando il video, risponderò automaticamente anche alle domande.

Partiamo, quindi, con il primo argomento di questo nuovo capitolo, un classico tra i moonlandinghoaxers: affrontiamo la questione delle Fasce di Van Allen.

Allacciatevi le cinture, perché l'articolo è piuttosto lungo.

UNA PRECISAZIONE IMPORTANTE:
Parleremo, ovviamente, di radiazioni ed esistono svariate scale di misura delle radiazioni atomiche. In questo articolo mi limiterò a riportare solo le scale utilizzate negli articoli di Van Allen e nei report della NASA durante le missioni Apollo. Menzionerò principalmente il RAD senza rapportarmi ad altre unità di misura, evitando di introdurre elementi di confusione nella analisi.

Ricordiamo brevemente cosa sono le Fasce di Van Allen, da chi e come sono state scoperte:

Le Fasce di Van Allen sono degli anelli (toroidi) che circondano la Terra e che sono costituiti da particelle atomiche ad alta radioattività provenienti dal sole ed intrappolate dal campo magnetico terrestre. Generalmente, sono due, concentriche, e la loro intensità dipende generalmente dall'attività solare.


Nel documentario si ribadisce il fatto che tutte le missioni spaziali con equipaggio sono sempre state effettuate in orbita bassa eccezion fatta per le missioni Apollo.

Questo è vero se parliamo di equipaggio umano, ma abbiamo già sottolineato in precedenza il fatto che, il 14 settembre del 1968, i sovietici inviarono, con la ZOND 5, due testuggini ed altri esseri viventi  attraverso le fasce e che tornarono incolumi sulla Terra dopo un giro attorno alla luna.


Questo episodio viene sempre omesso dal giornalista. Come mai?
Possibile che, nelle sue ricerche, non abbia mai incontrato questa vicenda? 
Oppure stonava con la narrativa e quindi è finito nell'oblio?

Viene naturale pensare che se altri esseri viventi meno resistenti, diciamo così, dell'uomo sono sopravvissuti per ben due volte all'attraversamento delle fasce, forse queste non sono così invalicabili.

Ma, proseguiamo.

Le fasce vennero scoperte nel 1958 grazie alla sonda Explorer I, progettata dal fisico statunitense James Van Allen. Questa venne messa in un'orbita eccentrica attorno alla Terra che andava da una quota minima di 360 km ad una massima di 2500 km.



Mazzucco mette subito enfaticamente in evidenza la descrizione, da parte dello stesso scienziato, della lettura anomala dei rilevatori montati sulla sonda durante l'attraversamento delle fasce a causa della elevata radiazione.

Sì, ma quanto elevata?

Non sembra che, al giornalista, prema evidenziarlo. L'intenzione appare quella di impressionare lo spettatore facendogli credere di trovarsi di fronte a qualcosa di incontrollabile.

Le prime conclusioni sulla analisi dei dati provenienti dalla sonda furono pubblicate l'anno successivo dallo stesso Van Allen sulla rivista SCIENTIFIC AMERICAN, dal titolo Radiation Belts around the Earth (Cinture radioattive attorno alla Terra). (Link)

Dopo aver descritto l'esperimento e la qualità dei dati acquisiti, Van Allen da la sua valutazione sulla pericolosità delle fasce, speculando su possibili soluzioni per la riuscita di future missioni spaziali.

Di seguito, riporto le conclusioni del documento:

"Le nostre misurazioni mostrano che il livello massimio di radiazione ottenute nel 1958 è equivalente ad un valore tra i 10 ed i 100 roentgens per ora, dipendente dalla proporzione ancora indeterminata di protoni ed elettroni.  Poiché un essere umano esposto per due giorni ad anche 10 roentgen avrebbe solo un 50% di probabilità di sopravvivere, le cinture radioattive presentano, ovviamente, un ostacolo al volo spaziale.

Fintanto che non si troveranno soluzioni pratiche per schermare i viaggiatori spaziali dagli effetti delle radiazioni, è consigliabile che i razzi spaziali con equipaggio passino attraverso le zone prive di radiazione ai poli. Una eventuale "stazione spaziale" dovrà rimanere al disotto delle 400 miglia oppure oltre le 30.000 miglia dalla Terra. 
Al momento stiamo progettando un satellite per testare l'efficienza di diversi metodi di schermatura. Il livello di rischio per i viaggi spaziali può non terminare  anche dopo il superamento delle fasce terrestri.
Allo stato attuale di conoscenza, anche gli altri pianeti del sistema solare potrebbero avere campi magnetici comparabili a quello terrestre ed avere le proprie fasce. In ogni modo, la luna dovrebbe non averne, dal momento che il suo campo mangetico risulta flebile. Future sonde lunari ci forniranno maggiori informazioni su questo punto.".


Si tratta di una primissima analisi della natura delle fasce. Una esternazione a caldo, se così si può definire. Dal testo traspare una preoccupazione maggiormente dovuta alla conoscenza ancora limitata del fenomeno, piuttosto che dalla sua effettiva pericolosità. Di fatti, il documento rimanda ad ulteriori indagini di approfondimento per poter circostanziarne meglio il reale rischio per le future esplorazioni spaziali. Ci troviamo di fronte ad un cauto allarmismo dovuto, per l'appunto, ad una ancora scarsa conoscenza del fenomeno.

Nel 1961, James Van Allen pubblica un nuovo articolo intitolato THE DANGER ZONE -Earth is wrapped in deadly belts of radiation (LA ZONA PERICOLOSA - la Terra è avvolta da cinture radiattive mortali), frutto di nuove informazioni provenienti da nuovi lanci di sonde (Explorer IV, SputnikIII, Pioneer IV, LUNIK I) (Link)

Contrariamente all'altisonanza del titolo di questo documento, lo scienziato presenta una versione più blanda e ragionata della pericolosità delle fasce, dscrivendone la loro differente composizione e la diversa capacità di penetrazione delle radiazioni nelle due zone offrendo, questa volta, degli accorgimenti pratici per ridurre o evitare l'esposizione  per i futuri viaggi spaziali.



Riassumo brevemente le informazioni utili riportate nel documento (se volete leggere l'originale, lo trovate qui:

- La fasce hanno una composizione piuttosto differente: Quella interna è costituita prevalentemente da ioni di protoni mentre quella esterna è composta da soli ioni di elettroni.

- gli ioni di protoni hanno una capacità penetrativa molto più rilevante rispetto agli ioni di elettroni.

- E' stata osservata una esposizione pari a 20 roentgen/ora nel cuore della fascia interna e svariate volte questa quantità nel cuore della fascia esterna, nel caso di impiego di una schermatura ordinaria per la strumentazione.

- Il livello di attenuazione nella fascia interna dovuto ad una schermatura in piombo da 4 g\cm² è piuttosto basso, mentre abbiamo una riduzione di 500 volte, quindi molto efficace, con la stessa schermatura nella fascia esterna.

Van Allen fa molte altre osservazioni sulla quota delle stazioni spaziali e sulla risposta dei satelliti in orbita nelle varie fasce, e va nel dettaglio sulle missioni spaziali.

L'articolo si conclude con l'analisi dell'influenza del sole e sulla sua attività che agisce sul livello di carica radioattiva delle fasce.

E' vero, come viene riportato nel video, che Van Allen parla di impossibilità di realizzare schermature efficaci nei confronti della elevata permeabilità delle radiazioni provenienti dalle radiazioni protoniche nella fascia più interna, ma questa frase viene riportata fuori contesto.



La frase si riferisce alla ABITABILITA' della fascia più interna, ovvero la possibilità di realizzare stazioni permanenti nella parte a maggior intensità radioattiva. Non sta parlando di un transito veloce e decentrato di una missione verso la Luna. Di fatti, lo scienziato chiude il paragrafo con una considerazione: "Hence, the inner zone must be classified as an uninhabitable region of space as far as man is concerned" che, tradotto, significa: "Quindi, possiamo classificare la zona interna come REGIONE INABITABILE, secondo la prospettiva umana.

Perché Mazzucco estrapola frasi senza verificarne il contesto? 

Operazione molto simile viene fatta con un'altra frase del documento, messa in piena evidenza:


Questa bella frase virgolettata manca di una parolina molto importante all'inizio:

 "HENCE", che significa "QUINDI".


Perché questa semplice parolina è così importante?

Ma perché denuncia il fatto che la frase è la conclusione di un ragionamento.
NON VIVE DI VITA PROPRIA, come ce la presenta Mazzucco.

Vediamo di cosa stava parlando James Van Allen:


"Ma, anche se l'equipaggiamento meccanico ed elettronico  può operare all'interno delle aree ad elevata radiazione, un organismo vivente non può sopravvivere al danneggiamento di questo livello di radiazione. Quindi, tutti i tentativi di voli spaziali con equipaggio devono deviare nettamente da queste due fasce di radiazione fino a quando non saranno sviluppati mezzi di salvaguardia per gli astronauti."

A cosa si riferisce James Van Allen? Ma sempre alla possibilità di lavorare ed operare nelle zone a più alta intensità radioattiva, nel cuore delle fasce. Questo non ha niente a che fare con quello che è avvenuto con le missioni Apollo.

Abbiamo visto due frasi estrapolate dal documento e sradicate dal loro contesto ma, se uno legge per bene l'articolo, lo scienziato non sottolinea affatto l'impraticabilità delle fasce. Anzi, suggerisce chiaramente modi pratici ed operativi per evitare le zone a più alta radiazione.

Vediamo cosa dice James Van Allen in un'atra parte dell'articolo:

"La sonda Pioneer IV ha attraversato le fasce in 6 ore, di cui 2 ore trascorse nella fascia ad alta intensità, subendo una radiazione complessiva di 10 roentgen con una schermatura leggera di 1g/cm².
Ma questa esposizione è riducibile attraverso una traiettoria che evita di passare attraverso la fascia più interna e questo è piuttosto facile. Evitare la fascia più esterna è molto più difficile, ma ci sono "coni di fuga" verso i poli magnetici che permettono di ridurre l'impatto, anche se l'entità di queste zone non sono ancora state studiate approfonditamente."

Come mai, Mazzucco non riporta questo nel suo documentario?

Mi sembra più che evidente che ci sia stata una pesante operazione di cherry picking da parte di del giornalista sulla documentazione prodotta da James Van Allen, riportando frasi fuori contesto che risultavano allarmistiche ed evitando pedissequamente di menzionare le soluzioni operative suggerite dallo scienziato. E' chiaro che se uno non si va a leggere questi documenti rimanendo alla "sintesi" di Mazzucco, non può che farsi l'idea dell'impossibilità di superare le fasce, cosa assolutamente falsa.

Il documentario continua con diversi spezzoni, tutti rivolti ad enfatizzare la pericolosità delle fasce e l'impossibilità di attraversarle, nonostante le soluzioni proposte dallo stesso scienziato ed adottate dalla NASA siano ben note.


Qual è, quindi, il senso unico imboccato dal documentario di Mazzucco riguardo al problema "Fasce di Van Allen" e che lo porta a sostenere che sia un problema insormontabile?

Non è difficile da capire.

Il giornalista martella sulla pericolosità delle fasce, sulla necessità di dotarsi di adeguate protezioni e sulla arretratezza tecnico scientifica nel realizzare tali schermature.
Quindi, le fasce non possono essere superate.

Ma questo significa insistere con una idea precostituita mettendo il paraocchi, non significa fare una indagine giornalistica in cerca della verità.

Come abbiamo visto, la risposta al problema è contenuta nella stessa documentazione prodotta da James Van Allen ed è quella che è stata adottata dalla NASA, ovvero evitare per quanto possibile le fasce, specialmente quella interna.
Quindi tutto questo ribadire la necessità di imponenti schermature per passare nel bel mezzo delle fasce non ha veramente alcun senso.

Perché è così difficile accettare questo approccio? 

Perché Mazzucco deve vestire la sua tesi precostituita. Questo è uno dei problemi che attanaglia l'atteggiamento complottista, ovvero quello di cercare unicamente evidenze che sembrino corroborare la propria tesi, facendo finta che non ci siano altre spiegazioni o risposte adeguate. 
La NASA seguì le indicazioni dello scienziato riportate in queste descrizioni, studiando delle traiettorie che evitassero il più possibile le fasce tenendo conto che le navicelle non erano dotate di particolari schermature. E' stato detto e ripetuto. Non è un mistero.
Di seguito, riporto una immagine che descrive la traiettoria di fuga tipo percorsa dalle  navette americane per evitare le zone delle fasce a più alta intensità. La linea curva rappresenta una traiettoria tipo utilizzata durante le missioni Apollo per aggirare le fasce.



In tutto questo discorso, esiste un altro aspetto di cui Mazzucco ed i vari complottisti non tengono minimamente conto e che mi sembra utile sottolineare:
La pericolosità delle radiazioni è un dato che è funzione del TEMPO DI ESPOSIZIONE, quindi DIPENDE DAL TEMPO DI ATTRAVERSAMENTO DELLE FASCE.

Per capirci: Con un attraversamento veloce, abbiamo un dosaggio finale molto meno elevato rispetto ad un attraversamento lento, perché la duata di esposizione è più corta.

Le missioni Apollo, oltre a passare marginalmente per le fasce di Van Allen, lo fecero anche in maniera relativamente veloce, aggirando la zona radioattiva in quasi due ore.

Questo comporta un ridotto tempo di esposizione, quindi una riduzione complessiva di esposizione alla radiazione.

Facciamo un esempio pratico con un calcolo:
____________________________________________________________________

Riporto un passaggio rettilineo attraverso le fasce, ripreso da un esercizio esplicativo della NASA.

Badate bene: questo attraversamento rettilineo non ha nulla a che fare con quelli effettuati dalle missioni Apollo, che furono molto più marginali, come avete visto nella immagine precedente.

L'esercizio che andremo ad eseguire serve a capire la dose di radiazioni assorbita in base alla durata del transito,  al fine di valutare la pericolosità dell'esposizione.


Tenuto conto che una dose di radiazioni significativa ma non letale per l'essere umano si aggira intorno ai 200 Rad complessivi, facciamo un calcolo per capire quante radiazioni vengono assorbite passando attraverso le fasce, considerando una velocità di attraversamento di 25000 km/ora, pari a quella delle missioni Apollo, senza considerare alcun tipo di schermatura. Anche qui, non stiamo passando per il cuore delle fasce :

L'immagine riporta i colori di intensità radioattiva per le due fasce.
Nello specifico ed in ordine di intensità:

Blue          = 0.0001 Rad/sec
Verde        = 0.001   Rad/sec
Giallo        = 0.005   Rad/sec
Arancione = 0.01     Rad/sec
Rosso        = 0.05     Rad/sec

Vediamo il tempo di attraversamento delle varie zone e calcoliamo la dose di radiazione accumulata.
Per ogni fascia indichiamo la lunghezza complessiva usando proporzioni del raggio terrestre che divideremo per la velocità ottenendo il tempo di attraversamento:
Blu:               (1.8 x 6378)/25000 x (60minuti) =   27.6 minuti
Giallo:           (1.4 x 6378)/25000 x (60minuti) =   21.4 minuti
Arancione:    (1.0 x 6378)/25000 x (60minuti) =   15.3 minuti
Verde:         (0.25 x 6378)/25000 x (60minuti) =     3.8 minuti
Rosso:         ------------------------------------------       0.0 minuti
____________________________________________________________

TEMPO DI TRANSITO TOTALE                       =   68.1 minuti

1 ora ed 8 minuti

Possiamo calcolare la radiazione relativa a questo transito:

Blu :             27.6 x 0.0001 x (60 secondi)  =   0.17 Rad
Giallo:          21.4 x 0.005   x (60 secondi)  =   6.42 Rad
Arancione:   15.3 x 0.01     x (60 secondi)  =   9.18 Rad
Verde:            3.8 x 0.001   x (60 secondi)  =   0.23 Rad
________________________________________________________

DOSE RADIAZIONI TOTALE                      = 16.00 Rad

Abbiamo ottenuto un valore che è di molto inferiore rispetto a quello che vi ho indicato all'inizio di 200 Rad che poteva rappresentare una soglia di pericolo.

Bene, il dosaggio misurato sugli astronauti durante tutte le missioni fu ancora più basso, tenuto conto che la fascia più interna (quella più difficile da schermare), venne completamente evitata, mentre il passaggio attraverso quella esterna fu più marginale e, come abbiamo già detto, essendo composta esclusivamente da ioni di elettroni, era di più facile schermatura con una riduzione degli effetti di circa 500 volte.

Riporto i valori delle dosi misurate durante le missioni tratte dal documento ufficiale relativo proprio all'esposizione degli astrunauti alle radiazioni:


Riguardo alle traiettorie marginali seguite dalle missioni Apollo indicate dalla NASA e riportate dai vari debunker, Mazzucco ha qualcosa da obiettare, sostenendo che è la stessa NASA a smentirsi.

Il giornalista riporta, ad esempio, un paragrafo del report della missione Apollo 14 (pagine 10-12 e 10-13) in cui si dice che la missione è passata nel cuore delle fasce. (Link)



Mi spiace dirlo, ma questa è disonestà intellettuale bella e buona.

La pretesa di prendere una retta e spararla in mezzo alle fasce pensando che rappresenti la descrizione di quanto viene detto nel report è ingenuamente ridicola. Dalla descrizione non si evince attraverso quali zone delle fasce il modulo sia passato.
L'affermazione secondo la quale la missione avrebbe attraversato il "cuore delle fasce" è del tutto generica.  Può tranquillamente darsi che si sia optato di aggirare la fascia interna e passare più internamente rispetto a quella esterna, facilmente più schermabile.

Ma la cosa peggiore è che Mazzucco ribadisce il brutto vizio di riportare frasi fuori contesto per stravolgerne il senso.

Tale paragrafo esiste proprio perché la missione dell'Apollo 14 costituisce una ECCEZIONE in termini di traiettorie rispetto alle altre ed è stato inserito nel documento allo scopo specifico di spiegare le ragioni di un dosaggio più elevato (fino a 7 volte più elevato rispetto al dosaggio dell'Apollo 11). La frase riportata, non vive di vita propria, ma costituisce una delle motivazioni di questa eccezionalità.

Leggiamo cosa dice il report:

"La dose di radiazione per ciascun membro dell'equipaggio è stata approssimativamente di 1.15 rad sulla pelle e 0.6 rad ad una profondità di 5 centimetri di tessuto. Queste dosi sono le più ampie osservate in ogni missione Apollo. In ogni modo, sono ben al di sotto della soglia che necessiti di una attenzione medica. Le magnitudini delle dosi di radiazione sono state, a quanto pare, il risultato di due fattori: (1) La traiettoria dell'iniezione translunare era più vicina al piano dell'equatore geomagnetico rispetto alle missioni precedenti e, quindi, la navetta spaziale ha viaggiato attraverso il cuore delle fasce di radiazioni intrappolate. (2) La radiazione di fondo era più grande prima d'ora sperimentata. L'intera spettroscopia gamma sull'intero corpo è stata eseguita dopo il volo sull'equipaggio e non ha indicato alcuna radioattività indotta dai raggi cosmici."

Insomma, una ennesima forzatura doppiamente commendevole, per speciosità e genericità.
Non contento dei risultati sui dosaggi dei report delle missioni Apollo, Mazzucco torna a citare gli scritti di James Van Allen:

Abbiamo capito oramai, dove sta l'imbroglio da parte di Mazzucco nel citare il fisico americano.

Arrivati a questo punto, dopo aver letto attentamente e compreso i documenti prodotti da James Van Allen, dovremmo aver chiaro cosa scrive in questi due articoli:

il fisico statunitense non sostiene affatto che le fasce siano un problema insormontabile. Dice solo di evitare di passarci nel bel mezzo, soprattutto se non si hanno schermature particolari. Quindi, riportare frasi in cui bisogna schermarsi per passarci attraverso è pretestuoso.

Il pensiero di Van Allen è ulteriormente chiarito da due documenti del 2003 e 2004:

- Una richiesta rivolta a James Van Allen da parte del signor Lambert di chiarire esplicitamente la sua posizione sulla questione

- Una lettera inviata allo scienziato da parte di Jay Windley (autore del sito web Clavius), sulla quale Van Allen da una conferma firmata.

Vediamo cosa dicono.


 -----------------------------------------------------------------------------------------------
Prima lettera:



Traduco:


La richiesta:

Questa è la mia domanda per lei, Professor Van Allen. Ho letto che lei ha "denunciato" le affermazioni dei cospirazionisti per i quali le radiazioni nelle fasce di Van Allen avrebbero ucciso gli astronauti.
Ho anche letto delle sue frasi sulla totale insensatezza dello speciale della Fox. Potrebbe, cortesemente, indicarmi fonti stampate o siti web dove lei sia stato estensivamente quotato? Se ne è a conoscenza e, se non disturbo troppo, mi piacerebbe che lei replicasse in maniera coincisa sul soggetto. In tutti i miei recenti studi sulle teorie cospirazioniste lunari, la pietra angolare di tutte le argomentazioni appare la radiazione che renderebbe impossibile il viaggio spaziale interplanetario. Credo che non ci sia persona meglio qualificata di lei per smontare questa assurda idea (e che possa essere presa seriamente). Ci saranno naturalmente dei cospirazionisti che diranno che lei stesso partecipa ad una cospirazione, ma non possiamo di certo sperare di convincerli.


Risposta del Professor Van Allen:

Caro Signor Lambert,

In risposta alla sua lettera, le mando la seguente copia di una risposta che scrissi ad un'altra richiesta circa due mesi fa--

* Le fasce radiattive della Terra pongono davvero dei limiti sulla sicurezza del volo spaziale umano.

* I protoni ad elevata carica energetica (da 10 a 100 MeV) nella cintura radioattiva interna sono le più pericolose e le più difficili da schermare. Nello specifico, voli prolungati (ad esempio, quelli di durate di diversi mesi) con umani ed altri animali in orbita terrestre devono essere condotti ad altitudini inveriori alle 250 miglia, allo scopo di evitare esposizioni significative alle radiazioni.

*Una persona nella cabina di uno space shuttle in orbita circolare equatoriale nella regione più intensa della cintura più interna, ad una altitudine di circa 1000 miglia, sarebbe soggetta ad un dosaggio radiattivo fatale in circa una settimana.

*Detto questo, le traiettorie di uscita e rientro delle navette Apollo tagliarono attraverso zone marginali della cintura interna e, a causa della loro alta velocità, impiegarono solo circa 15 minuti ad attraversare tale regione e meno di due ore per attraversare lacintura esterna con una radiazione molto meno penetrante. L'esposizione finale risultante per l'intero viaggio di andata e ritorno fu minore dell'1% del dosaggio letale. - un rischio molto piccolo tra altri molto più seri di tali viaggi. Feci queste stime all'inizio degli anni '60 e quindi informai gli ingegneri della NASA che stavano pianificando i viaggi Apollo. Queste stime sono ancora valide.

*Il recente programma televisivo della FOX, che ho visto, rappresenta un assemblaggio ingenuo e di puro intrattenimento senza senso. L'affermazione secondo la quale l'esposizione alle radiazioni durante le missioni Apollo sarebbe stata letale per gli astronauti è solo un esempio di tale assurdità.

James A. Van Allen

 -----------------------------------------------------------------------------------------------

Seconda lettera:


Traduco:

Caro Dottor Van Allen,
Sono un ingegnere che ha assemblato un sito web http://www.clavius.org che risponde alle assurde affermazioni per le quali le missioni Apollo verso la luna erano un imbroglio. Come lei ben sa, una di queste affermazioni sostiene che gli astronauti non potevano attraversare incolumi le fasce di Van Allen, come fecero gli astronauti dell'Apollo. Pressappoco un anno fa, mi è stata passata una lettera  che lei aveva scritto a qualcun altro nella quale dichiarava, tra le tante cose,"Il recente programma televisivo della FOX, che ho visto, rappresenta un assemblaggio ingenuo e di puro intrattenimento senza senso. L'affermazione secondo la quale l'esposizione alle radiazioni durante le missioni Apollo sarebbe stata letale per gli astronauti è solo un esempio di tale assurdità.".
Non ho alcuna ragione di dubitare sulla mia fonte originale, anche se rimpiango di aver smarrito la mia copia della sua lettera a lui. Poiché il virgolettato, che riproduco sul mio sito, è stato rpodotto, a sua volta, da qualcun altro, mi trovo nella posizione sconfortevole di non poter sostanziare questa fonte con autorità.

Un momento del suo tempo per confermare il quotato di cui sopra allieverebbe la mia preoccupazione. Chiaramente, chiunque abbia famigliarità con la scienza spaziale può confermare che la fasce di Van Allen non rappresentano un impedimento per le missioni Apollo, ma risulta importante per i miei lettori che un ricercatore della sua statura abbia risposto assertivamente a questa questione.

Grazie per la sua attenzione.

Il Dottor James Van Allen scrive di suo pugno sulla lettera, apponendo la sua firma:
Questa è una citazione assolutamente corretta dalla mia lettera.

 -----------------------------------------------------------------------------------------------

Insomma, non ci sono dubbi sul come la pensasse lo scienziato americano sulla possibilità di superare le fasce da parte delle missioni Apollo.

Ma, vediamo quali altre cosi ha da dirci, Mazzucco, sulle fasce di Van Allen.

Viene riportata una dichiarazione del cosmonauta russo Boris Volinov, anche questo regolarmente preso fuori contesto, in cui dichiara la posizione dell'Unione Sovietica nei confronti dell'esposizione alle radiazioni cosmiche:



 Ma qui si parla di radiazioni in genere, non delle fasce di Van Allen ed il fatto che i russi non avessero idea dell'effetto delle radiazioni e della permeabilità attraverso le pareti delle particelle dipende dal fatto che si trovavano molto indietro rispetto agli americani che, invece, avevano già mandato diverse navette senza equipaggio, attraverso le fasce ed attorno alla luna, misurando la dose di radiazioni.

Grazie agli accorgimenti sulle traiettorie proposte da James Van Allen, la NASA aveva assolutamente superato il problema delle fasce di Van Allen ed era molto più preoccupata dell'esposizione alla radiazione solare una volta superate le fasce. Questa attenzione si evince sempre nel documento APOLLO EXPERIENCE REPORT - PROTECTION AGAINST RADIATION del 1973 (lo stesso dove vengono riportati idosaggi), in cui viene presentato un grafico in cui è presentata la stima dell'intero dosaggio alle quali le missioni sarebbero state esposte, mettendo una particolare enfasi sulle radiazioni ad alta energia alle quali gli astronauti sarebbero stati esposti dopo il superamento delle fasce.



Quindi, le affermazioni inserite nel video, secondo le quali il problema delle radiazioni sembrò magicamente scomparire al momento del primo invio di astronauti oltre le fasce, è assolutamente risibile.
La NASA aveva ben chiaro quale fosse il dosaggio, con ragionevoli margini di errore, al quale gli astronauti sarebbero stati esposti. Non aveva alcun senso mandare delle scimmie, come suggerisce il giornalista, per studiare l'impatto delle radiazioni sugli esseri umani.

Ovviamente, secondo la linea già seguita nel documentario, si torna ad insistere sulla mancanza di protezioni nei confronti delle radiazioni e sullo spessore delle pareti, più sottili del normale (che poi, bisognerebbe capire cosa significa). Ma, su questo, abbiamo già argomentato in maniera esaustiva.

Veniamo alla questione successiva che, personalmente, trovo particolarmente assurda:
Gli astronauti delle missioni Apollo sembrano non preoccuparsi delle radiazioni.


Esattamente, di che cosa avrebbero dovuto parlare gli astronauti dell'Apollo 8, secondo il giornalista, durante il primo contatto a metà strada tra la Terra e la luna? Delle fasce di Van Allen?
Ma non scherziamo. 

Quello della esposizione alle radiazioni non era un problema che gli astronauti potevano controllare e risolvere ma, bensì, un vincolo di progettazione e pianificazione delle missioni da parte degli scienziati della NASA.  Quindi, non aveva alcun senso che gli astronauti se ne preoccupassero.

Sebbene le radiazioni rappresentassero un rischio per la salute degli astronauti, questi non avrebbero comunque potuto mettere in atto alcun tipo di attività che permettesse loro di mitigare una esposizione non preventivata. Quindi, la loro preoccupazione poteva essere unicamente quella di arrivare sul suolo lunare e tornare sulla Terra sani e salvi.

La stessa assurda meraviglia si presenta qualche istante dopo, quando viene sottolineata la assenza di informazioni relative al passaggio attraverso le fasce nel report conclusivo della missione.



Dopo quanto già esposto, capite da voi quanto risulti fasulla questa frase.
 
Lo scopo del report era quello di descrivere tecnicamente dettagli ed operazioni eseguite durante la missione. Il problema delle Fasce di Van Allen riguardava la pianificazione delle missioni, non costituiva un dettaglio che potesse avere alcun tipo di rilevanza in un report sull'andamento della missione. Inutile ribadire che i pericoli preannunciati da Van Allen furono assolutamente presi in considerazione per tale pianificazione.

In conclusione, Mazzucco si domanda, in maniera un po' sarcastica:
Come mai le fasce continuano a rappresentare un problema per le future missioni, se i problemi sono stati già brillantemente risolti?

Al riguardo, ci mostra un filmato in cui Kelly Smith, un giovane ingegnere della NASA, illustra la pericolosità delle fasce e lo studio di schermature che permetteranno alle future missioni Orion di poterci passare attraverso.


Notate niente di strano nel disegno che sta facendo Kelly?

Sta tracciando una traiettoria che evita le fasce di Van Allen, oppure un'orbita che ci finisce proprio nel mezzo?

Io, adesso, non conosco quali siano i piani per le orbite e traiettorie delle missioni Orion, ma mi sembra abbastanza chiaro che, dalla descrizione fatta e dalle linee tracciate, non ci sia proprio l'intento di evitare le fasce, ma addirittura di orbitarci nel mezzo. Questo apre problematiche e scenari completamente diversi rispetto a quelli delle missioni Apollo.

Le missioni Orion hanno una prospettiva del tutto differente rispetto a quelle del passato. Costituiscono un cambio progressivo degli obiettivi da raggiungere, che partono dalla luna ed arrivano fino a Marte con mesi, se non anni di viaggio nel sistema solare con esposizione a raggi cosmici ed assenza di gravità perdurante. Riuscire ad orbitare nella zona ad alta radiazione delle fasce di Van Allen costituisce quasi un test di prova per schermature che dovranno proteggere da radiazioni ben più penetranti.

La conclusione che traccia Mazzucco alla luce delle informazioni arbitrarie fornite durante la sua disamina è che, in sostanza, il problema legato alla pericolosità delle fasce sia stato negato esclusivamente per mettere in piedi l'imbroglio delle missioni Apollo.


Spero che abbiate capito che non è affatto così. Le fasce erano e sono sempre state pericolose. Ciò che è cambiato è l'approccio con il quale viene affrontato questo pericolo:

O si cerca di evitarle, come fecero le missioni Apollo, oppure si creano schermature adeguate, come intende fare la NASA per le future missioni Orion.

Cosa possiamo dire al riguardo del commento sulle affermazioni degli astronauti moderni che, secondo Mazzucco, dicono curiosamente che, al momento, non siamo in grado di andare oltre l'orbita bassa?



Mi spiace dirlo, ma qui siamo allo stesso livello logico dei terrapiattisti che, con una interpretazione distorta di queste affermazioni, hanno letteralmente imbrattato la rete.

Ma se l'astronauta dice che AL MOMENTO non ci sono mezzi per andare oltre l'orbita bassa, vuol dire che nessuno ci è mai andato? 

Oppure significa che, in questo particolare momento storico, non ci sono missioni con vettori progettati per raggiungere obiettivi oltre l'orbita bassa?

Siamo ad una analisi logica del significato di una frase la cui difficoltà si risolve alle medie e trovo questo piuttosto imbarazzante da parte di una persona che si vanta di essere un giornalista investigativo.

Chiudiamo questa carrellata con l'intervista ad Alan Bean, astronauta della missione Apollo 12 che, in un attimo di confusione, dimostra di non sapere dove si trovano le fasce di Van Allen e nemmeno di averle attraversate.

E' così strano, come dichiara la voce narrante nel documentario, che Bean non sappia? Oppure, in questo caso, sta avendo un momento di sincerità lasciando trapelare di non aver mai attraversato le fasce di Van Allen?


Io penso proprio che non ci sia nulla di strano.

Come già detto, le fasce di Van Allen non erano una preoccupazione degli astronauti. Erano un problema di pianificazione delle traiettorie delle missioni. Gli astronauti avevano altro a cui pensare durante le missioni e probabilmente non gli balenò nemmeno nella testa il fatto che stavano superando, anche se marginalmente, le fasce.
Oltretutto, come tutti sappiamo, le radiazioni sono assolutamente invisibili. Sicuramente gli astronauti non ebbero alcuna riscontro percettivo delle radiazioni nel mentre le stavano superando.
Quindi, quello delle fasce non poteva che essere un ricordo sbiadito di scarsissima importanza nella mente di Alan Bean durante l'intervista rilasciata a Siebel.

Bene, anzi, male.
Perché per riuscire a mettere in fila tutte le questioni ed a chiarirle, ci vuole molto tempo.
Perché è molto più facile fare accuse vaghe e generiche estrapolando frasi da documenti, decontestualizzandole e stravolgendone il senso, che spiegare le cose puntualmente e con argomentazioni che si reggono in piedi.

Con la questione Fasce di Van Allen, Mazzucco ha piazzato la cosiddetta MONTAGNA DI MERDA, capace di covincere persone poco avvezze all'analisi critica ed all'approfondimento e difficile da evacuare.

Se siete arrivati sani e salvi alla fine di questo articolo, vi faccio i complimenti.
Ci vediamo al prossimo capitolo.


mercoledì 25 settembre 2019

American Moon - le tesi in favore degli allunaggi - terza parte




Dopo avervi lungamente fatto attendere, completo la disamina del documentario American Moon, per quel che riguarda le prove presentate dai debunker.
Nei prossimi articoli inizierò a trattare quelle che sono le presunte evidenze dei falsi allunaggi. A questo riguardo, mi farebbe piacere sapere da voi se preferite che io continui seguendo la narrazione del documentario, oppure trovate sia meglio che io affronti di petto i famosi 42 punti riassuntivi pubblicati da Mazzucco su LUOGO COMUNE.

Qualsiasi sarà la mia scelta, entreremo finalmente nel cuore delle questioni che hanno convinto molte persone sulla fondatezza della tesi proposta da American Moon. Per cui, cercherò di essere ancora più preciso e dettagliato di quanto io lo sia stato fino ad ora.

Ma veniamo all'ultimo punto rimasto in sospeso:

Le immagini provenienti dalle sonde in orbita attorno alla luna, dimostrano che le missioni sono reali.

Ci sono due tipi di evidenze che supportano questa tesi:

- Nel 2008, la sonda giapponese Kaguya ha effettuato la mappatura intera della superficie lunare con i dati altimetrici, attraverso la quale è possibile ricostruire la morfologia dei luoghi visitati dagli astronauti. L'elaborazione al computer di queste informazioni mostra che il terreno ricostruito è assolutamente coerente con quello mostrato nelle foto degli astronauti.


Comparazione Kaguya - Apollo 15

Comparazione Kaguya Apollo 17

- Nel 2009, la sonda americana LRO (Lunar Reconnaissance Orbiter) ha fotografato i siti degli allunaggi mostrando la presenza della attrezzatura rimasta sul suolo lunare. Questo è stato possibile grazie alla camera NAC (Narrow Angle Camera) ad alta risoluzione pari a 0.5 m/pixel.

Di seguito potete vedere un quadro sintetico dei siti dove si trovano i resti delle missioni americane e russe, compresi anche i luoghi dove si trovano i rover ed i lander sovietici. (ho dovuto ridurre questa immagine per potervela proporre. Il file di partenza è un tif da 324 MB che potete trovare qui: http://lroc.sese.asu.edu/popular_downloads/LROC_Revisiting_Exploration_Sites.tif)


-----------------------------------------------------------------------------------------------

M. Mazzucco

Questo materiale non può essere utilizzato in favore degli allunaggi per diversi motivi:

1. Tra il 1966 e 1967, la NASA inviò 5 sonde in orbita attorno alla luna (Lunar Orbiter 1-2-3-4-5)  con lo scopo di rilevare in maniera dettagliata la sua superficie per le zone dove si intendeva effettuare gli allunaggi. Tali informazioni vennero utilizzate per realizzare dei modelli in scala della luna. Le riprese di questi modelli sarebbero servite in un simulatore per addestrare gli astronauti all'allunaggio. 



Nulla toglie, però, che questi filmati possano essere stati impiegati proprio in sostituzione di quelli degli allunaggi, mai avvenuti. Quindi, questo materiale non può essere utilizzato come prova degli allunaggi.

2. Per quel che riguarda le immagini riprese dall'LRO, la NASA può averle falsificate come tutto il resto e non sarebbe nemmeno troppo complicato dal momento che di una operazione simile, ovvero l'aggiunta di falsi oggetti e percorsi sulle foto, sarebbero capaci anche dei ragazzini bravi ad usare softare di grafica.

In aggiunta, esiste un'altro episodio che dovrebbe farci riflettere sulla malafede della NASA.

Alla Wired Nextfest il 13 settembre2007, Google diede vita ad una competizione aperta a compagnie private per il raggiungimento ed atterraggio sulla luna entro il 2018.


Come riporta Wikipedia:
"Il Google Lunar X Prize offriva un totale di 30 milioni di dollari statunitensi di premio alla prima squadra privata che sarebbe riuscita a far atterrare sulla Luna un robot a guida autonoma (rover). Il robot avrebbe dovuto percorrere almeno 500 metri e trasmettere immagini e video in alta definizione come prova del riuscito allunaggio. 

La prima squadra a riuscire nell'impresa avrebbe potuto reclamare il premio principale di 20 milioni, mentre la seconda squadra avrebbe ottenuto il premio per il secondo posto di 5 milioni di dollari. 

Altri premi in denaro erano previsti per la squadra del rover in grado di percorrere almeno 5 km sulla Luna, oppure in grado di fotografare i resti del programma Apollo o altri oggetti di costruzione umana".

Quindi, oltre al premio principale di 30 milioni di dollari per l'atterraggio sulla luna con rover a guida automatica, esisteva anche un premio aggiuntivo per chi fosse riuscito a fotografare i siti degli allunaggi dell'Apollo.

Su questo ultimo punto, la NASA ritenne opportuno produrre delle linee guida contenenti una serie di Raccomandazioni per la protezione e la preservazione degli artefatti del governo statunitenze di importanza storica e scientifica. Qui trovate il PDF:

https://www.nasa.gov/pdf/617743main_NASA-USG_LUNAR_HISTORIC_SITES_RevA-508.pdf

Si tratta di indicazioni sui limiti di distanza da mantenere dai siti degli allunaggi e di sorvolo dei siti stessi nelle fasi di atterraggio.

Tali linee guida vennero acquisite dal comitato del Google Lunar X Prize impedendo ai team partecipanti di produrre una prova che potesse chiarire una volta per tutte la verità sugli allunaggi.

 ---------------------------------------------------------------------------------------------------------------


FE DELUSION
Bene, affrontiamo queste ultime contestazioni.

1. Confronto tra foto-scattate-sulla-luna e ricostruzioni-KAGUYA. 
Come accaduto già in precedenza nel documentario, Mazzucco ignora ignora completamente quanto presentato dal debunker, spostando l'attenzione su qualcosa di avulso, dando quindi una sua interpretazione personale della prova non propriamente attinente.

Mazzucco non dice assolutamente nulla al riguardo di tale confronto. Avrebbe potuto studiare con attenzione le immagini scattate dagli Orbiter americani spiegando quale tecnica poteva aver usato la NASA per avere una precisa rappresentazione del suolo lunare sul presunto set cinematografico, ma non ne fa alcuna menzione. Né può valere il discorso sul possibile utilizzo di tecniche come il front projection, come abbiamo visto, infondato.

L'unica cosa che possiamo fare, quindi, è ragionare sulle recriminazioni di Mazzucco:
I modelli della luna costruiti per il simulatore e, quindi, le relative riprese degli stessi, potrebbero essere stati impiegati per falsificare gli allunaggi.

Bene,vediamo il perché tale ipotesi è da scartare.
Trovo curioso il fatto che, in questo frangente, Mazzucco dimentichi comletamente un aspetto piuttosto rilevante dei filmati degli allunaggi; Aspetto che, invece, non dimentica di menzionare in altri momenti del documentario tanto da usarlo come elemento di accusa della falsificazione.

Nei filmati degli allunaggi si vede la sabbia lunare schizzare via per effetto della spinta dei razzi del modulo.

Dubito fortemente che questa cosa possa essere realizzata su di un plastico di luna appeso al soffitto con annessa ombra del modulo che sta atterrando.


La sabbia e l'ombra del modulo sono riscontrabili in tutti e sei gli allunaggi:

Apollo 11: https://youtu.be/RONIax0_1ec
Apollo 12: https://youtu.be/kFSa6vUix70
Apollo 14: https://youtu.be/oZZe-xXx9_o
Apollo 15: https://youtu.be/AxqKlDsgMzc
Apollo 16: https://youtu.be/JSXhb3J05ps
Apollo 17: https://youtu.be/A7y5feeMvEo

Bene, penso che l'inconsistenza dell'obiezione di Mazzucco su questo punto sia di facile percezione.
Passiamo al secondo punto.

2. Foto scattate dall'LRO con i siti degli allunaggi.
L'idea per la quale bisognerebbe prestare poca attenzione alle evidenze prodotte dalla NASA poichè provenienti dallo stesso soggetto indiziato, rivela spietatamente l'animo complottista un po' a senso unico di Mazzucco.
Il principio di considerare colpevole qualcuno sulla semplice base di ipotesi accusatorie, oltretutto scarsamente fondate, è un po' da inquisizione spagnola, non da giornalismo d'inchiesta professionale.

Anche l'affermazione per la quale i siti degli allunaggi rintracciati nelle foto del Lunar Reconaissance Orbiter sarebbero facilmente realizzabili da ragazzini, dimostra una inaccettabile approssimatività di indagine spiccatamente parziale.

Presumo che Mazzucco, si sia limitato nel guardare esclusivamente le immagini di sintesi in jpg rilasciate dalle varie riviste di divulgazione scientifica e non si sia preso la briga di andare a verificare i file originali, file in formato TIFF, particolarmente pesanti e nient'affatto facili da manipolare.

Immagino che non abbia notato che non esiste una singola foto per ciascun sito, ma ce ne sono svariate, con illuminazioni diverse e risoluzioni diverse (1 metro/pixel, 0.5 metri/pixel, 0.25 metri/pixel). Anche con lievissime angolazioni di ripresa.

Suppongo che Mazzucco non abbia interpellato nessun esperto di grafica digitale che potesse stabilire se quelle immagini TIFF fossero state manipolate. Non ve n'è traccia alcuna nel suo documentario.

Insomma, anche questo materiale è stato scartato senza alcuna vera analisi che ne verificasse l'autenticità.

Per completezza, riporto alcuni link dove è possibile visionare i file TIFF originali dove sono riportati i siti degli allunaggi.

http://lroc.sese.asu.edu/featured_sites/lroc_features/Apollo%2011/feature_highlights
http://lroc.sese.asu.edu/featured_sites/lroc_features/Apollo%2012/feature_highlights
http://lroc.sese.asu.edu/featured_sites/lroc_features/Apollo%2014/feature_highlights
http://lroc.sese.asu.edu/featured_sites/lroc_features/Apollo%2015/feature_highlights
http://lroc.sese.asu.edu/featured_sites/lroc_features/Apollo%2016/feature_highlights
http://lroc.sese.asu.edu/featured_sites/lroc_features/Apollo%2017/feature_highlights

Apollo 11
Apollo 12
Apollo 14

Veniamo, ora, alla questione del GOOGLE X PRICE per il quale la NASA ha realizzato le famose linee guida per la preservazione dei siti di allunaggio.

Per essere chiari:
IL PREMIO CHE DOVEVA ESSERE CONFERITO A CHI AVESSE FATTO RIPRESE DEI SITI DEGLI ALLUNAGGI NON E' STATO AFFATTO CANCELLATO. In nessuna parte delle linee guida viene riportato il divieto di filmare i siti, mantenendo le opportune distanze, né il comitato ha suggerito ai partecipanti di non farlo.

Il documento era, a mio parere, FONDAMENTALE per preservare i luoghi degli allunaggi, da considerare alla pari dei monumenti artistici e dei siti archeologici.

Tutte le disposizioni atte a preservare qualcosa di culturalmente rilevante provengono da delle linee guida che ne descrivono le modalità di appicazione, come la regola di mantenere le distanze tra l'opera d'arte ed il turista attraverso cordoni o teche trasparenti.

Le compagnie che partecipavano alla gara avrebbero potuto fare qualsiasi cosa senza regole, persino mandare i rover a scorrazzare all'interno delle aree degli allunaggi manomettendo irrimediabilmente il loro stato.

Capisco che se una persona non ha cultura e sensibilità verso la preservazione di luoghi culturalmente rilevanti, siano essi di carattere storico-artistico o scientifico, e considera gli allunaggi un imbroglio, non può comprendere l'imprescindibilità di un documento simile.

In ogni modo, l'argomento GOOGLE X PRIZE è diventato, suo malgrado, obsoleto, dal momento che la gara si è conclusa senza un vincitore: le compagnie partecipanti non sono state in grado di programmare dei lanci entro i termini di scadenza del premio.

Ma ci sono altre cose interessanti da dire che smontano definitivamente anche questa idea che la NASA stia cercando disperatamente di non farsi scoprire. Esistono altre fonti che hanno confermato e possono confermare l'esistenza dei siti di allunaggio:

-  gli scienziati cinesi hanno affemato di aver identificato tracce dei siti e dei rover degli allunaggi americani attraverso la mole di immagini scattate dalla seconda sonda lunare, Chang'e 2 del 2018, capace di catturare dettagli della superficie lunare con una risoluzione fino ad 1.3 metri/pixel.

https://www.universetoday.com/93375/china-unveils-high-resolution-global-moon-map/


 - il 22 luglio di quest'anno, l'India ha lanciato la sua seconda missione per l'esplorazione lunare. Sebbene, come tutti saprete, il lander indiano non ha avuto successo interrompendo le comunicazioni, l'orbiter è perfettamente funzionante e dispone di una fotocamera con risoluzione pari a 0.3 metri/pixel, quindi capacissima di individuare i siti degli allunaggi alla pari di LRO. 

La NASA non ha impedito in nessuna maniera la possibilità degli indiani di fotografare i siti degli allunaggi. Eventuali scatti rispettano pienamente le su citate linee guida.

https://timesofindia.indiatimes.com/india/chandrayaan-2-orbiter-to-provide-high-resolution-images-isro/articleshow/71029038.cms


Quindi, si tratta solo di attendere un tempo relativamente breve e sono sicuro che gli indiani non mancheranno di farci vedere se nei siti degli allunaggi americani ci sono effettivamente le attrezzature lasciate dalle missioni Apollo.

Capite anche da voi che, anche se volesse, la NASA non protrebbe nascondere dei presunti finti allunaggi, perché più soggetti pubblici e privati hanno raggiunto la capacità tecnica ed economica di raggiungere l'orbita ed il suolo lunare.

Perché la conquista della luna parte adesso.


martedì 27 agosto 2019

Le circumnavigazioni transpolari sono possibili?

  

Oggi torno a proporvi un articolo in linea con il blog, fornendovi un'altra evidenza che smonta la terra piatta. Non preoccupatevi, la disamina del documentario di Mazzucco riprenderà dal prossimo articolo.

Non so a quanti di voi sia mai capitato, ma a me spesso viene domandato come mai non sia possibile fare la circumnavigazione del globo terrestre in direzione nord-sud (o sud-nord), passando per i poli. 

Ma è realmente così?
Nessuno ha mai circumnavigato la Terra passando per i poli?

Ebbene, l'idea che nessuno abbia mai circumnavigato la Terra passando per i poli è totalmente sbagliata, dal momento che, per quel che ne sappia, esistono almeno 7 (SETTE) casi in cui è stata fatta una circumnavigazione transpolare attraversando l'Antartide per intero e passando per il POLO SUD.

Oltre a presentarvi queste imprese, vi mostrerò anche come non abbiano nessun senso su una terra piatta, perché sarebbero possibili solo attraverso una sorta di TELETRASPORTO o EFFETTO PAC-MAN, dal momento che tutti gli itinerari sparirebbero sulla cintura di ghiacci per riapparire dalla stessa ma agli antipodi.

Allora, cominciamo a vedere queste imprese, alcune delle quali sono finite anche sul Guinnes dei primati:
  1. Cornwell Polar Flight 1965 - partenza ed arrivo: Honolulu, Stati Uniti
  2. PANAM 50 1977 - partenza ed arrivo: San Francisco, Stati Uniti
  3. Sir Ranulph Fiennes e Charles R. Burton 1979 - partenza ed arrivo: Greenwich, Inghilterra
  4. Dich Smith 1988 - partenza ed arrivo: Sydney, Australia
  5. TAG TRANSPOLAR08 2008 - partenza ed arrivo: Farnborough, Inghilterra
  6. Mike Horn POLE2POLE 2016 - ancora in viaggio. partenza ed arrivo: Principato di Monaco
  7. ONE MORE ORBIT 2019 - partenza ed arrivo: Kennedy Space Center in Florida, Stati Uniti.
Vedamo i dettagli di queste imprese:

1. Tra il 14 ed il 17 Novembre del 1965, il primo transvolo nord-sud del globo, passando per i poli fu ad opera di due ex piloti d'aviazione transoceanica, i capitani Fred Lester Austin, Jr. e Harrison Finch,  che decollarono da Honolulu e volarono per 57 ore e 27 minuti coprendo una distanza di 42,213 chilometri attorno al globo.

Aereo utilizzato per la trasvolata: Flying Tiger della linea Boeing 707-349C, N322F.

Il viaggio fu quasi interamente pagato dal colonnello Colonel Willard F. Rockwell, fondatore della Rockwell Corporation, che fu anche uno dei 27 passeggeri a bordo.
 
Rotta seguita:

- Honolulu, Stati Uniti
- Polo Nord
- Londra, Inghilterra (sosta per rifornimento)
- Lisbona, Portogallo (sosta per completamento rifornimento)
- Buenos Aires, Argentina (stop per rifornimento)
- Polo Sud (sorvolo attorno al polo sud per 4 volte)
- Christchurch, Nuova Zelanda
- Honolulu, Stati Uniti



Nell'articolo seguente trovate tutti i dettagli:
https://www.thisdayinaviation.com/tag/the-rockwell-polar-flight/

Riporto, adesso, lo stesso percorso sulla terra piatta e vediamo se sia possibile:


Come potete vedere, il volo raggiunge l'Antartide dal Sud America ma, ricompare in Oceania avendo come tappa la città neozelandese di Christchurch. 
Con quale mezzo di fantasia c'è arrivato?

2. Nel 1977, la compagnia aerea PANAM effettuò un viaggio commemorativo per i 50 anni di attività (denominato PanAm Flight 50)  che prevedeva la circumnavigazione della Terra passando per entrambi i poli. I passeggeri parteciparono alle celebrazioni sia sull'aereo, durante il sorvolo dei due poli, sia nei vari scali previsti.
  
Qui potete trovare informazioni sul volo tra le quali è presente anche un video documentario dell'evento:
Volo che effettuò il viaggio di celebrazione dei 50 anni di attività della PANAM

Qui sotto potete vedere in maniera schematica la rotta seguita con i vari scali per il rifornimento:


Rotta seguita:

- San Francisco, Stati Uniti
- Polo Nord
- Londra, Inghilterra
- Città del Capo, Sud Africa
- Polo Sud
- Auckland, Nuova Zelanda
- San Francisco, Stati Uniti


Anche in questo caso, riportando l'itinerario sulla terra piatta, questo non ha senso. Questa volta,
il volo raggiunge l'Antartide passando per il Sud Africa ma, ricompare in Oceania avendo come tappa la città neozelandese di Auckland.



3. Nel 1979, Sir Ranulph Fiennes e Charles R. Burton fecero una impresa che venne riportata nel Libro dei Guinnes dei primati come la prima circumnavigazione polare sulla superficie terrestre. 

I due esploratori partirono da Greenwich, Inghilterra alla volta del Polo Sud e, dopo averlo traguardato, viaggiarono via terra e mare in direzione del Polo Nord, per poi tornare alla località di partenza, ovvero Greenwich.
  





Qui potete vedere una mappa un po' meno dettagliata, ma che permette di seguire l'intero tragitto:




Rotta seguita:
- Greenwich, Inghilterra
- Città del Capo, Sud Africa
- Polo Sud
- Auckland, Nuova Zelanda
- Sydney, Australia
- Los Angeles, Stati Uniti
- Vancouver, Canada
- Yukon River, Canada
- Polo Nord
- Greenwich, Inghilterra

Stesso problema con la mappa della terra piatta.  In questo caso, gli avventurieri non si spostavano nemmeno in aereo. Il teletrasporto da Città del Capo ad Aukland, passando per i ghiacci dell'Antartide, suona ancora più assurdo.









4. Nel 1988-1989, Dick Smith effettuò una circumnavigazione transpolare in solitaria a bordo di un aereoplano Twin Otter.

Nel libro OUR FANTASTIC PLANET c'è la descrizione della sua avventura con tantissime fotografie.

Copertina del libro


Mappa dell'intera impresa, contenuta nel libro



Mappe di dettaglio delle vari fasi della circumnavigazione, sempre contenute nel libro

Vi risparmio l'elenco delle tappe per l'avventura di Dick Smith, che potete comunque vedere sulle cartine qui sopra e scoprire nel suo libro pieno di immagini spettacolari.

Naturalmente, nemmeno questa impresa ha alcun senso sulla terra piatta.


5. Nel 2008, la compagnia TAG (Techniques d'Avant Garde) effettuò una circumnavigazione traspolare, TRANSPOLAR08, realizzando anche il record di velocità con una media pari agli 822.8 km/h.



Qui trovate le informazioni dell'impresa: http://www.transpolar08.com/



Rotta seguita:
- Farnborough, Inghilterra
- Polo Nord
- Whitehorse, Yukon, Canada
- Majuro, Isole Marshall
- Christchurch, Nuova Zelanda
- Polo Sud
- Punta Arenas, Cile
- Sal, Capo Verde
- Farnborough, Inghilterra


Come per i casi precedenti, il tragitto sulla terra piatta non funziona.
L'aereo si inoltra sull'Antartide lasciando la Nuova Zelanda e ricompare dai ghiacci facendo scalo a Punta Arenas, in Cile.





6. Nel 2016, il veterano sudafricano Mike Horn è partito per la circumnavigazione transpolare del globo (POLE2POLE), in una impresa che durerà circa 4 anni similmente a come aveva fatto Ranulph Fiennes



Appena l'anno scorso, Horn ha compiuto la traversata dell'Antartide ed ora si sta preparando per affrontare quella dell'Artide.


Tracciamento del''attraversamento del continente antartico di Horn

Questa è l'attuale posizione ad agosto 2019 di Horn

Oramai penso che sia abbastanza chiaro. Nessuno di questi tragitti ha un minimo senso sulla terra piatta. Horn fa una traversata molto simile a quella di Fiennes, raggiungendo l'Antartide da Città del Capo, in Sud Africa, per poi ritrovarsi quasi agli antipodi della terra piatta lasciando il continente alla volta di Sydney.



7. E' solo di qualche mese fa l'ultima circumnavigazione transpolare del pianeta, compiuta il 9-11 luglio 2019, evento organizzato per la commemorazione dei 50 anni dall'allunaggio americano. Il presidente dell'Avia Aviation Hamish Harding e l'ex comandante della Stazione spaziale internazionale Col. Terry Virts hanno battuto il record del Round-the-World per qualsiasi aereo che sorvolasse i poli nord e sud in un jet business a lungo raggio Gulfstream G650ER Executive Qatar con una durata di volo di sole 46:40:22 ore, minuti e secondi.


Equipaggio di One More Orbit


Rotta seguita:
- Kennedy Space Center - Florida, Stati Untiti
- Polo Nord
- Nur Sultan, Kazakhstan
- Port Louis, Isole Mauritius
- Polo Sud
- Punta Arenas, Cile
- Kennedy Space Center - Florida, Stati Untiti
Bene, penso che i dubbi  sulla possibilità di attraversare l'Antartide, via cielo e via terra, per compiere una circumnavigazione nord-sud o sud-nord del globo terrestre, siano stati ampiamente soddisfatti.

Ci vediamo al prossimo articolo.