Dove ha inizio l'illusione...

Da qualche tempo va diffondendosi la bizzarra teoria secondo la quale la Terra non sarebbe uno sferoide in rotazione su se stesso ed orbitante attorno al sole, bensì un disco piatto ed immobile, coperto da una cupola di materiale ignoto. Il centro di questo disco sarebbe occupato dall'artico, mentre l'antartico rappresenterebbe uno smisurato anello di ghiaccio che ha la funzione di contenere le acque degli oceani.

Coloro che credono in questa teoria, i flat-earthers, sostengono che l'intera popolazione mondiale sia da sempre indottrinata da una elìte imperante che ci manipola attraverso le scuole, i mass media e, in special modo, la NASA che avrebbe il ruolo chiave di produrre finte missioni spaziali e finte immagini dello spazio. La Terra sferica sarebbe un inganno propinatoci fin da piccoli per non consentirci di conoscere la verità. Per corroborare il loro credo e per fare proseliti, da qualche tempo i flat-earthers stanno inondando internet di materiale multimediale che proverebbe, secondo quanto sostengono, la Terra piatta. Nonostante queste presunte prove siano campate in aria, riescono comunque a confondere ed a fare presa su molte persone che, per le ragioni più disparate, non sono equipaggiate con sufficienti conoscienze logico-matematiche utili a smascherare la truffa.

Sono convinto che nel movimento dei flat-earthers ci siano molte persone genuinamente convinte che la Terra sia piatta, ma risulta abbastanza evindente che a capo di questa faccenda ci sia qualcuno che ci sta lucrando.

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domenica 18 agosto 2019

American Moon - le tesi in favore degli allunaggi - seconda parte



Eccoci al terzo appuntamento dedicato al documentario American Moon, di Massimo Mazzucco.

Ci eravamo lasciati la volta scorsa con l'analisi di tre prove presentate dai debunker ed abbiamo visto come le obiezioni di Mazzucco fossero del tutto inconsistenti.

Continuiamo con le prove dei debunker, che Mazzucco ritiene non valide.

In questo articolo affronterò solo due punti riportati nel documentario, dal momento che le argomentazioni offerte dall'autore sono tante e vale la pena affrontarle in maniera adeguata.

Lo stile sarà quello descritto nell'articolo precedente.

Cominciamo subito:

Roccia lunare recuperata durante la missione Apollo 15

4.Le rocce lunari provano gli allunaggi

Con i 6 allunaggi, gli astronauti hanno riportato sulla Terra ben 382 kg di rocce lunari.  Pensare di  poter falsificare questo materiale è alquanto impossibile, per via delle peculiari caratteristiche morfologiche e di composizione chimica degli esemplari riportati. Quindi, le rocce lunari sono una chiara evidenza del fatto che gli astronauti siano realmente stati sulla luna.

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M. Mazzucco
Le presunte rocce riportate dagli astronauti possono tranquillamente provenire dagli asteroidi lunari rinvenuti in Antartide qualche anno prima da una spedizione americana alla quale partecipò anche Wernher Von Braun (sarà un caso?), come riporta la New World Encyclopedia.

Oppure, possono essere state prelevate da una sonda automatica che le ha riportate sulla Terra, come fecero i sovietici con le missioni Luna16, 20 e 24.
Modello di robot per la raccolta di rocce lunari inviato dai sovietici con il Luna 16

Esiste anche la possibilità che le pietre lunari siano state ricreate artificialmente in laboratorio sulla Terra, come suggerisce Bill Wood, un ingegnere aerospaziale. 

Inoltre, esiste il famoso caso della pietra lunare regalata all’ambasciatore olandese dagli astronauti in visita e che risulta essere un pezzo di legno pietrificato. Quindi può essere che molte di queste siano proprio false.
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FE DELUSION
Mazzucco presenta diverse spiegazioni che, secondo lui, invaliderebbero la prova delle rocce lunari. Le analizzerò una per una mostrandovi come siano assolutamente inconsistenti

Cominciamo dalla prima:

- le rocce presentate dalle missioni apollo sarebbero quelle rinvenute in Antartide da Von Braun.

A parte che non si capisce bene quale rilevanza possa avere nominare la presenza dello scienziato tedesco in Antartide per corroborare la tesi dei meteoriti lunari spacciati come materiale raccolto sulla luna (non mi risulta che Von Braun fosse un geologo) ma esistono diversi motivi per i quali questa storia non sta in piedi:

1. La prima roccia lunare proveniente dall'Antartide è stata identificata nel 1979 (Yamato 791197)

Prima roccia lunare proveniente dall'Antartide identificata nel 1979
Il fatto che gli americani si misero alla ricerca di meteoriti lunari nel 1967 non vuol dire che ne trovarono. Questa cosa non si evince in nessuna maniera dalla frase riportata dalla New World Encyclopedia

Cercare non vuol dire Trovare.

2. Le rocce lunari in Antartide sono piuttosto rare ed è abbastanza inverosimile che gli americani possano averne trovate per 382 kg.

3. Le rocce trovate in Antartide riconosciute come provenienti dalla luna sono diverse da quelle riportate dalle missioni Apollo.

Le rocce presentano delle spiccate differenze: i meteoriti che si trovano sulla Terra sono profondamente alterati durante l'attraversamento incandescente ad alta velocità dell'atmosfera. La loro superficie è parzialmente fusa, erosa e levigata. 

Una volta a terra, queste rocce sono sottoposte agli agenti atmosferici e modificate chimicamente dall'interazione con l'aria. Le rocce prelevate sulla luna dalle missioni Apollo sono invece frastagliate e incontaminate. La loro superficie presenta crateri microscopici prodotti dall'esposizione al vento solare.


Meteorite ritrovato in Antarctica. Credit: ANSMET, 2017
Qui potete trovare una analisi delle rocce lunari eseguita da una università americana. Viene spiegato anche il perché le rocce riportate dagli astronauti non possono essere quelle recuperate in Antartide:

Sia ben chiaro che nemmeno la rimozione dello strato superficiale delle rocce antartiche sarebbe comunque utile a farle passare per esemplari raccolti sulla luna. Lo strato superficiale delle rocce prelevate sulla luna presentano delle caratteristiche che non sono rintracciabili negli strati più interni. L'assenza di queste caratteristiche superficiali sarebbero evidenti a qualsiasi geologo.

Insomma, le rocce antartiche non possono essere in nessuna maniera scambiate come rocce prelevate sulla luna.

Passiamo al secondo punto:
- le rocce possono essere state prelevate da sistemi automatizzati come fecero i sovietici.

Questa idea è semplicemente assurda.  

A parte che non c'è nessuna traccia di possibili missioni americane per il prelievo automatizzato di materiale dalla luna, ma basterebbe solo riflettere sui quantitativi di roccia riportati dai sovietici sulla Terra in questa maniera per abbandonare all'istante questa fantasia:

- Luna 16, 101 grammi
- Luna 20, 30 grammi
- Luna 24, 170 grammi

Per un totale di 301 grammi.

Agli americani sarebbero servite più di mille missioni simili a quelle russe per riportare 382 kg di rocce!!!!

Veniamo all'ultimo punto:
- Le rocce sono state prodotte artificialmente.

La possibilità che questa cosa sia avventua è stata ampiamente smentita da esperti come il professor Trevor Ireland dell’Australian National University, il quale spiega chiaramente che tentare di riprodurre le rocce lunari avrebbe dei costi astronomici e sarebbe comunque un monumentale fallimento.


L’ingegnere aerospaziale citato da Mazzucco, Bill Wood è un ingegnere aerospaziale, non mi risulta essere anche un minerologo, un petrologo o un geologo, quindi non credo che la sua opinione possa avere alcuna rilevanza sull'argomento.

La questione delle rocce lunari si conclude con la storia del pezzo di legno pietrificato esposto in un museo olandese e spacciato come roccia lunare.
Non mi è affatto chiaro per quale motivo Mazzucco abbia voluto includere questa storia nel suo documentario: Il fatto che questo falso possa provenire dagli astronauti in visita è una leggenda metropolitana non supportata da nessuna evidenza. Gli astronauti non erano autorizzati a regalare in giro rocce lunari e non ci sono altri casi documentati in cui l'abbiano fatto.

Penso che possiamo archiviare anche questo tentativo di Mazzucco di smontare la prova delle rocce lunari che rimane assolutamente valida.

Occupiamoci della prova successiva:

5. I panorami mostrati nelle foto scattate dagli astronauti rappresentano una prova degli allunaggi


I paesaggi immortalati dagli astronauti in foto e video, sono chiaramente molto ampi e non entrano di certo in un set cinematografico. Il debunker Paolo Attivissimo mostra la "strisciata" fotografata da Aldrin che abbraccia una ampia porzione del panorama nel quale il modulo lunare è molto piccolo. E’ davvero difficile credere che una vista simile possa essere simulata in uno studio, soprattutto con le tecniche cinematografiche dell'epoca.
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M. Mazzucco
Panorami simili a quelli che si trovano nel materiale fotografico prodotto dagli astronauti sono facilmente riprodotti in cinematografia, come nel caso del film Magnificent Desolation: Walking on the Moon 3D, prodotto da Tom Hanks nel 2005.


Le immagini del set dove è stata girata la scena mostrano come lo spazio dell’allunaggio cinematografico sia estremamente contenuto. 


La tecnica usata è quella di creare uno sfondo finto creando una illusione. Oggigiorno si utilizzano greenscreen in computer grafica, mentre in passato, questi fondali venivano proiettati su uno schermo riflettente attraverso una tecnica chiamata Front Projection.




Un esempio di applicazione di questa tecnica è la scena iniziale di 2001: Odissea nello spazio, di Stanley Kubrik, dove si vedono degli ominidi in primo piano che si muovono su uno sfondo costituito da una savana che sembra sconfinata.


Un modo per riconoscere la presenza di questa tecnica è quella di individuare una netta linea di separazione tra il terreno reale e quello proiettato.


La presenza di tale linea di separazione è riscontrabile in moltissime foto di quelle scattate sulla luna...


ed è addirittura presente una panoramica a 360°. Com'è possibile che questa linea viaggi tutta attorno allo scatto? 


O gli astronauti sono atterrati su un tronco di cono separato dalle montagne circostanti, oppure la ripresa è stata fatta in uno studio.


A quei tempi, le case cinematografiche di Hollywood avevano predisposto anche sistemi con fondali in set cinematografici con fondali dipinti che potevano tranquillamente simulare essere utilizzate per realizzare le scene con il rover lunare.

Il noto direttore ed operatore della fotografia, Nicola Pecorini, ha confermato come è assoultamente possibile realizzare scenari che simulano spazi così ampi attraverso l'utilizzo dei backdrop, ovvero i fondali dipinti.

Un’altra tecnica che può essere stata utilizzata è quella della miniaturizzazione.
Le ripartenze dal suolo lunare dei LEM, ad esempio, sembrano proprio essere dei modellini miniaturizzati.


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FE DELUSION
Tanta carne al fuoco in questo punto sulle tecniche cinematografiche.

Innanzitutto partiamo dalla panoramica composita scattata da Aldrin e mostrata da Paolo Attivissimo.
In che modo Mazzucco la affronta? Semplicemente ignorandola.

Quella è una panoramica ottenuta a ventaglio attraverso otto scatti, come si evince da questo documento ufficiale della missione Apollo 11 dove, per altro, sono riportate tutte le riprese fotografiche con i relativi codici per ciascuno scatto.
 
Mappa preliminare riportante la posizione delle riprese e scatti fotografici effettuati sul sito durante le attività extraveicolari dell'Apollo 11

Scatti di Aldrin dalla posizione 5 utilizzati per costruire il panorama.
Cosa può avere a che fare questa situazione con il Front Projection? Assolutamente nulla.
Oltretutto, in questo panorama mancano anche le famigerate linee che dovrebbero separare la scena dal fondale. Ma ne parleremo tra poco.

Entriamo un attimo nel merito della scena del film "Magnificent Desolation" del 2005.
La somiglianza con l'originale è davvero buona, ma c'è un problema: 
la tecnica di ripresa non ha veramente nulla a che fare con il Front Projection.

I fondali sono stati elaborati al computer ed aggiunti con la tecnica del green screen. Anche qui, mancano le famigerate linee di separazione. 



Qui trovate tutti i dettagli da parte della casa di produzione AGRAPHA PRODUCTION: http://www.agraphafx.com/series/ag_magdes_fx/

Le tecniche cinematografiche utilizzate per realizzare questo film non erano ancora state sviluppate. Perché citare questo film, allora, se non rispecchia lo stato dell'arte della cinematografia all'epoca degli allunaggi?

Sia ben chiaro: Questa scena sarebbe stata impossibile da realizzare con il Front Projection e lo si può capire solo comprendendo come questa tecnica funziona. 

Vediamo il perché.

Come funziona i Front Projection?

L'elemento chiave del Front Projection è un fondale molto particolare realizzato dalla 3M chiamato Scotchlite, fatto di micro specchi che rimandano la luce al 95% nella stessa direzione di provenienza.

Per intenderci, è lo stesso materiale di cui sono fatte le fasce dei giacchini per la sicurezza:


Perché questo telo diventò così utile? In virtù della sua peculiarità di riflettere direzionalmente la luce, era possibile illuminare il personaggio in primo piano senza che la luce andasse a creare problemi sullo sfondo. 

L'impiego del telo, però, non era sufficiente. perché c'era un problema abbastanza evidente da risolvere: l'oggetto in primo piano, faceva ombra sullo sfondo

Ombra dell'oggetto in primo piano sullo sfondo in un Front Projection
La soluzione trovata era  quella di far combaciare  la posizione della telecamera di ripresa con il proiettore. 
Questa sovrapposizione ovviamente, non poteva essere ottenuta fisicamente.Venne quindi utilizzato lo stratagemma di posizionare uno pannello a 45° tra le linee di proiezione e di ripresa, che da un lato fosse specchiante (faccia rivolta verso il proiettore|) e dall'altro fosse trasparente (faccia rivolta verso la cinepresa). 
In questa maniera era possibile allineare i fasci luminosi verso e dal fondale e quindi fare in modo che lo stesso oggetto in primo piano si sovrapponesse perfettamente sull'ombra che produceva rispetto alla telecamera.



Capite bene come, essendo tutto necessariamente fisso e misurato, questa tecnica sia assoltuamente statica e non può essere utilizzata per simulare le scene e le panoramiche delle passeggiate lunari. Gli attori devono stare necessariamente davanti allo schermo in primo piano nello spazio a loro designato, perché il fondale è quello. 

La cosa non ha veramente alcun senso quando si vogliono giustificare panoramiche e scatti a 360° con questa tecnica.



Veniamo, finalmente, alle presunte linee di stacco tra scena e fondali. 
A parte il fatto che, come già dimostrato con la panoramica di Aldrin, non tutte gli scatti presentano questa linea di stacco. Di scatti come questi in cui non si ravvisa alcuna linea di stacco ce ne sono tantissimi.
Aldilà del fatto che la tecnica del Front Projection sia molto limitata ma, se fosse stata realmente utilizzata, dovremmo vedere la linea di stacco in tutte le foto, non solo in alcune, ma non è così. 

Il fatto di prendere gli esempi che corroborano la tua tesi scartando quelli che la demoliscono si definisce cherry picking ed è un classico bias di conferma.

Il ragionamento secondo il quale la linea continua per 360° dimostrerebbe il falso, perchè altrimenti gli astronauti si dovevano trovare su di un tronco di cono è altrettanto ridicola.
Lo stesso effetto si avrebbe nel caso in cui gli scatti fossero stati effettuati da una depressione del terreno e questa è una condizione piuttosto normale sulla luna.

La cosa che non funziona per niente nel discorso di Mazzucco è quella di attribuire la presenza di questa linea necessariamente alla presenza di un fondale.

Non può essere che quelle linee di stacco siano dovute a profili di dune o rialzi?
Vi faccio vedere delle immagini dove abbiamo le stesse linee di stacco sulla Terra, ma non ci troviamo assolutamente su di un set cinematografico:




Nell'ultima immagine, la linea di stacco potete scegliervela.

Insomma, è stata menzionata una tecnica cinematografica (Frontal Projection) che ha poco a che fare con gli scatti e le riprese eseguiti sulla luna e si rileva il tentativo di corroborare la tesi dell'impiego di questa tecnica forzando il ragionamento sulle linee di stacco come elementi esclusivi di presenti su un set cinematografico, quando invece questi possono essere del tutto naturali in un paesaggio privo di vegetazione.

Veniamo al primo contributo di un esperto, Nicola Pecorini, noto direttore ed operatore della fotografia. Mazzucco chiede a questo esperto se sia possibile simulare in studio scenari come quello con il rover in movimento. La risposta dell'esperto è affermativa.

Ma dov'è il problema in questo "contributo dell'esperto"?

Il problema sta nel fatto che la domanda viene posta in maniera da ottenere una risposta di tipo qualitativa e non quantitativa.

Nessuno mette in dubbio che scene simili a quella del rover possano essere realizzate in studio, ma esisterà pure un limite? Oppure, in base alle parole dell'esperto dobbiamo concludere che, all'epoca degli allunaggi, fosse possibile simulare con i fondali una scena nella quale il rover si muoveva indefinitamente?
Per quanto la finzione cinematografica dell'epoca potesse essere capace di simulare scenari ampi, il contributo di un esperto avrebbe dovuto chiarire in maniera categorica quali potevano essere i limiti delle tecniche utilizzate. Viene il sospetto che questo non fosse l'interesse dell'autore.

Siamo arrivati all'ultimissima argomentazione, la miniaturizzazione, appena sfiorata da Mazzucco con il discorso della ripartenza del lem, che sembrerebbe finta dal momento che non si vede la "fiammata", molto preponderante, invece, nelle partenze dei V5 dalla Terra.

Questo è un altro argomento fallace: siccome non si conosce la fisica che c'è dietro ad un determinato fenomeno, ci si abbandona ad interpretazioni infondate.

Le ripartenze dei lem sembrano anomale esclusivamente perché il propellente utilizzato è diverso dal mix di idrogeno ed ossigeno liquido impiegato nel vettore V5. 

Per la ripartenza dei lem dalla luna fu utilizzata una miscela ipergolica (idrazina e tetraossido di diazoto) che produce una fiamma estremamente contenuta. Lo stesso composto venne impiegato come propellente per i vettori delle missioni Gemini.

Come vedete, dalla sequenza, la fiamma del Gemini è veramente minima. Niente a che vedere con quella sprigionata dal V5 delle missioni Apollo. 

Bene, se adesso riflettete sul fatto che i moduli lem avevano una massa notevolmente inferiore e dovevano vincere 1/6 della forza di gravità rispetto al vettore del Gemini che partiva dalla Terra, comprenderete il perché la fiamma della ripartenza dei lem è praticamente invisibile.

Come avrete capito, anche questi due punti, con relativi sotto argomentazioni, non sono in nessuna maniera sufficienti a smontare le prove dei debunker.

Ci vediamo al prossimo articolo.

Restate in attesa...

20 commenti:

  1. Ottimo articolo.


    Mi permetto di linkarti una fonte OT gustosissima.

    Van Allen che risponde ai dubbi sulle fasce di Van Allen, nel 2003, via mail

    https://forum.cosmoquest.org/archive/index.php/t-3885.html

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  2. Molto interessante, Riccardo.
    Devo prenderlo con cautela, però, perché non posso verificare la fonte.

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  3. Ciao FED, bellissimo ed esaustivo articolo come sempre. Una curiosità:quando avrai pubblicato tutti gli articoli riguardo American Moon, li invierai a Mazzucco in modo tale che possa prenderne visione?

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    1. Ciao.
      Fino a quando non copro tutti gli argomenti, rimarrà in forma di articoli sul blog.
      Secondo me, non ha senso inviare a Mazzucco un lavoro sviluppato parzialmente.

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  4. per il liftoff di apollo 17 Mazzucco ha ripulito il video, è vero tutto quel che dici sul combustibile ergolico ma un po' si vede anche se la qualità non è eccelsa.
    https://www.youtube.com/watch?v=XlGis35Epvs

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    1. Sulla questione ci tornerò sicuramente è lo farò in maniera più dettagliata, dal momento che Mazzucco ha dedicato un punto proprio su questo tipo di propellente.

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  5. Sei sicuro che questo Bill Wood esista come ingegnere aerospaziale, l'unico che ho trovato io si chiama BIll Woods non Woood

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    1. Effettivamente non ho verificato.
      Presumo che Mazzucco sia stato corretto almeno nell’indicare le qualifiche delle persone che cita.
      Se non dovesse essere così, sarebbe abbastanza grave.
      In ogni modo, un ingegnere aeronautico non si occupa di pietre. Gli ingegneri non sono tuttologi e non basta tirarli in ballo per avere delle opinioni qualificate.

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    2. Complimenti FEdelusion per quel po' po' di articolo! Deve esserti costato un parecchio studio e impegno.
      D'altra parte, come diceva uno che, purtroppo, non viene più citato (Gramsci): Bisogna convincere la gente che lo studio è lavoro e lavoro faticoso, che costa noia e stanchezza"

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    3. Grazie Giovanni.
      Tra qualche articolo entriamo nel vivo delle questioni più complesse.
      Cercherò di essere il più chiaro e inattaccabile possibile.

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    4. Purtroppo il filmato è pieno di FAKE, anche abbastanza evidenti, fai molta attenzione, io senza troppo faticare ho trovato alcuni video vistosamente manipolati per giustificare la sua follia. Ad esempio quello del liftoff di apollo 17 di prima, quello della conferenza degli astronauti di apollo 11 verso la fine, il giuramento di Aldrin, sono visibilmente alterati rispetto agli originali, a parte le foto che ha tirato fuori chiaro & semplice. Non ti fidare, controlla tutto.

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    5. Grazie del consiglio.
      Ho già notato alcune delle cose che hai menzionato. Nella conferenza stampa dell'Apollo 11 ci sono addirittura diversi momenti esilaranti in cui gli astronauti si divertono e fanno divertire il pubblico. Altro che facce imbarazzanti ed impacciate. C'è uno spezzone in cui viene totalmente stravolta la situazione, semplicemente attraverso un taglio l'istante prima di una battuta di Armstrong.
      Anche la questione giuramento è stata già affrontata in un articolo, ma la ripeterò. Chissà come mai si dimenticano sempre del fatto che altri astronauti hanno giurato sulla bibbia.
      Starò super attento e terrò in estrema considerazione ogni suggerimento che mi darete.

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  6. Ciao FED, bell'articolo. Vorrei sapere la tua opinione riguardo al fatto che, prima dell'Apollo 11, diedero le dimissioni l'amministratore della NASA Webb, il vice direttore della NASA e l'astronauta Walter Schirra. Non sono un lunacomplottista, ma vorrei sapere comunque un tuo parere, dato che Mazzucco ha nominato queste dimissioni nel suo film, a sostegno della sua tesi. Grazie in anticipo della risposta.

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    1. Ciao Anonimo.
      Una premessa:
      Io non conosco le ragioni precise per le quali queste persone hanno deciso di dare le dimissioni, quindi credo che chiunque non le conosca come me, dovrebbe astenersi dall'usarle come evidenze di qualcosa. Non è corretto.
      Detto questo, penso che ci siano diverse cause a queste dimissioni. Sicuramente avrà influito l'incidente dell'Apollo 1 con la morte dei tre astronauti. Questo ha sicuramente messo pressione sia sulla direzione del progetto che sugli astronauti.
      Parlando nello specifico dei soggetti da te nominati, Webb era un fedelissimo di Lyndon Johnson. Molto probabilmente decise di lasciare quando seppe che Johnson non si sarebbe ricandidato. A cascata, anche il vicedirettore potrebbe esserne stato influenzato.
      Per quel che riguarda Schirra, questo aveva già preso contatti con agenti del mondo dello spettacolo. Pare che avesse deciso di lasciare ancor prima del lancio dell'Apollo 7.

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  7. Perchè non fai una diretta video con Mazzucco e smonti le sue teorie davanti ai complottisti?

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    1. Ciao Unknown.
      Non ho materiale a sufficienza ancora per reggere un confronto.

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  8. Non mollare FED... aspetto con ansia il prossimo articolo sulle 42 domande. :)

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    1. Non ti preoccupare, Riccardo. Non mollo. A giorni pubblico il nuovo articolo.
      Purtroppo, per fare delle analisi fatte come si deve ci vuole tempo.
      Io lo sto facendo a tempo perso e nei ritagli, quindi un po' ci vuole.

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  9. https://www.youtube.com/watch?v=d6qfhJOhay8&feature=youtu.be

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    1. Caro Anonimo,
      il documentario della NASA si riferisce ad una LUNGA PERMANENZA nello spazio, non ad un tempo ridotto come quello delle missioni Apollo. Il tempo di esposizione alle radiazioni cosmiche (non stiamo parlando di quelle delle Fasce di Van Allen, che hanno interessato le missioni per tempi veramente molto brevi e per le quali, il sottile strato di alluminio delle navette era più che sufficiente) è un problema dell'esplorazione spaziale non ancora risolto.

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